L'anno del dragone by Thomas Kanger

L'anno del dragone by Thomas Kanger

autore:Thomas Kanger
La lingua: ita
Format: mobi, epub, azw3
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2011-10-22T22:00:00+00:00


32.

Già l’indomani, Yến andò alla polizia del distretto centrale per notificare il proprio arrivo. Aveva deciso di attenersi il più possibile alla verità, ma ovviamente bisognava tenere nascosta l’identità del padre di Mai Linh, quindi avrebbe dovuto fornire un nome inventato. E poi, sarebbe stato il caso di dichiarare di aver lavorato in una clinica privata, anziché in un ospedale. Due bugie leggere, che però le pesavano.

La centrale di polizia era ad appena un paio di isolati, a metà strada fra la casa di zia Hai e il lago Hoàn Kiếm. Era un grande edificio color ocra, con una facciata che portava ancora i segni della guerra. Nell’atrio d’ingresso c’era un giovane sfaccendato, seduto su una sedia. Portava un uniforme troppo ampia per la sua corporatura magra, probabilmente fra il colletto e la gola poteva passare una mano intera. Yến gli comunicò lo scopo della sua visita, e lui la condusse lungo un gelido corridoio fino a un piccolo ufficio, nel quale, seduto a una scrivania, c’era un poliziotto che non poteva essere molto più vecchio del collega, ma che portava spalline con una stelletta. Appeso alla parete alle sue spalle, c’era un ritratto di Hồ Chí Minh, con lo sguardo fisso in un punto oltre l’orizzonte.

«Buongiorno, anh», disse Yến. «Sono appena arrivata a Hanoi e vorrei registrarmi.»

Il poliziotto si voltò da una parte e prese da un armadietto un modulo e una penna. «Nome?» chiese senza guardarla e chinandosi in avanti per scrivere.

«Đinh Thi Yến.»

«Nata?»

«Il 15 agosto 1952. Nell’Anno del Dragone.»

Il poliziotto alzò lo sguardo. «Allora si aspetti sventura.»

Yến tacque. Sapeva benissimo a che cosa si riferiva quell’uomo. Era nata sotto Nhâm Thìn, il Dragone nel ciclo di dodici anni del calendario lunare, corrispondente al secondo anno del ciclo decennale del calendario solare. Secondo la credenza popolare, portava male alle belle ragazze.

Il poliziotto riabbassò lo sguardo sul modulo e annotò i dati. «Famiglia?»

«Mio padre si chiamava Đinh Văn Tài, mia madre Lý Thị Phương. Sono morti tutti e due. Abitavano in via Khâm Thiên, poi vent’anni fa ci siamo trasferiti a sud. La famiglia di mio padre era originaria di qui, mentre quella di mia madre era di Ninh Bình, ma non so esattamente che posto sia.»

«Il distretto di Ninh Bình non è lontano da qui», rispose il poliziotto. «È sposata?»

«Vedova. Ho una figlia, si chiama Đinh Mai Linh ed è nata il 6 settembre 1973.»

Il poliziotto alzò lo sguardo. «Una figlia? E suo marito è morto. In che modo?»

«Un incidente. È stato investito da un furgone.»

«Era un soldato?»

«No.»

«Dove abitavate?»

«A Chợ Lớn», rispose Yến.

«E dove sarebbe?»

«A sud.»

«E lui non era un soldato dell’esercito del governo fantoccio?»

«No», disse Yến, cercando di mantenere una voce stabile.

Il poliziotto abbassò lo sguardo sulle carte. «La bambina dovrebbe avere il cognome del padre, e invece si chiama Đinh, come lei e la famiglia di suo padre. Com’è questa cosa?»

Già, non ci aveva pensato. Mai Linh aveva il suo cognome semplicemente perché non c’erano alternative. Yến aveva i sudori freddi. «Io e mio marito… avevamo lo stesso cognome», disse, con una leggera esitazione.



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